Fumo, dietrofront di Berlino.
Via libera in migliaia di locali
Proteste da sinistra: vince la lobby del tabacco
STRUMENTI
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
(Afp)
BERLINO — Non ci sarà in Germania un divieto generale di fumare nei locali e negli uffici pubblici. Con un'improvviso colpo di freno, la Grosse Koalition ha rinunciato a seguire l'esempio italiano, scegliendo invece di venire incontro agli interessi combinati della lobby del tabacco e dei gestori di ristoranti e Kneipe (birrerie). Non ultimo, ha forse tenuto in conto quella sorta di idiosincrasia tedesca per ogni provvedimento che discrimini una minoranza. Anche perché, nel fondo della memoria, rimane probabilmente il fastidioso ricordo che la prima campagna antifumo in Germania fu lanciata dai nazisti, che addirittura proibirono il tabacco nelle caserme della Wehrmacht.
IL COMPROMESSO — Quando sembrava che i piani della Spd per un divieto totale stessero per ricevere il segnale verde dagli alleati cristiano-democratici, i vertici parlamentari dei due partiti hanno annunciato che una nuova proposta di compromesso verrà presentata nei prossimi giorni. «Sarà una soluzione mediana, che tiene conto delle esigenze di tutti», ha spiegato Norbert Röttgen, segretario organizzativo del gruppo Cdu-Csu al Bundestag, all'interno del quale si era manifestata la più forte resistenza. L'intesa ha però provocato l'irritazione di molti deputati socialdemocratici, ai quali in precedenza era stato promesso che avrebbero avuto libertà di voto. «Attenzione a votare una legge che faccia del governo una tigre di carta», ha messo in guardia Sabine Bätzing, portavoce della Spd per i problemi della droga. Soprattutto, ha avvertito, «non possiamo andare indietro rispetto allo status quo». La legislazione attuale garantisce «il diritto a un posto dov'è vietato fumare» sui luoghi di lavoro, ma esenta del tutto il settore gastronomico, mentre in quello alberghiero i diritti dei non fumatori vengono lasciati alla volontà delle organizzazioni locali.
L'OBBLIGO — La nuova proposta dovrebbe prevedere l'obbligo di istituire zone separate per fumatori nei locali più grandi di 75 metri quadrati e negli alberghi. Ma, a differenza del progetto originario, ammetterebbe senza restrizioni il fumo in ristoranti e bar di superficie inferiore. Una palese concessione, quest'ultima, alle paure di molti gestori e proprietari di piccoli locali, i quali temono un drastico calo della clientela in presenza del divieto totale di fumare. Secondo un portavoce di Reemtsma, azienda produttrice di sigarette, in Irlanda dall'introduzione del divieto sono andati perduti 7.500 posti di lavoro e i profitti nel settore della ristorazione sono caduti del 16 per cento. A dar manforte alla decisione della linea morbida, è venuto anche uno studio dei servizi di ricerca parlamentari, secondo i quali gli allarmi sulle vittime da fumo passivo sarebbero soltanto «basati su stime e non confortati da statistiche valide e verificabili».
LE PROTESTE — «Chiacchiere, la verità è che la Grande coalizione, e in particolare la Cdu, ha piegato le ginocchia davanti alle lobby del tabacco», ha controbattuto Bärbel Höhn, responsabile dei Verdi per la difesa dei consumatori. Molto critici anche i media, secondo i quali la messa al bando del fumo in Germania ha atteso anche troppo: «Sbaglia chi pensa che questa sia una vittoria della società illuminata contro la mania regolatrice dello Stato. Il risultato sarà che la maggioranza dei non fumatori verrà oppressa e danneggiata nella salute dal fumo di una minoranza», ha scritto la Süddeutsche Zeitung.
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