(ASCA) - Roma, 17 mar - Il governo tira il freno sul rientro dell'Italia al nucleare. Dopo i primi scricchiolii sanciti ieri dalle parole del sottosegretario allo Sviluppo Economico, Stefano Saglia, che aveva posto come condizione il consenso delle regioni per la costruzione di nuove centrali, oggi e' arrivato un sostanziale 'fermate le macchine' dal titolare del dicastero, Paolo Romani. Un ''momento di riflessione'' per chiarire le questioni di sicurezza, quello auspicato da Ministro, che fa presagire un nuovo slittamento nell'attuazione del programma dopo quello di quasi un anno per la scelta dei componenti dell'Agenzia per la Sicurezza.
Fino a due giorni fa l'esecutivo sembrava compatto, nonostante le polemiche, nel tirare dritto sul programma sancito con la legge sviluppo. Compatto anche nel chiedere che non si reagisse con ''emotivita''' alla tragedia in corso nella centrale di Fukushima dopo il terremoto che ha colpito in Giappone. Martedi' scorso sia il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, sia l'amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti, che lo stesso Romani avevano insistito sul fatto che il rientro dell'Italia nel nucleare dovesse andare avanti nonostante nelle stesse ore la Germania fermasse la proroga dell'esercizio di 7 centrali e il commissario europeo Oettinger auspicasse un ripensamento della politica energetica europea.
Ma oggi, nel giorno dello stop della Cina al suo programma nucleare, Romani e' tornato sul tema dicendo che ''quanto successo in Giappone ha un'eccezionalita' probabilmente irripetibile, ma un momento di riflessione ce lo deve dare''.
Secondo il ministro ''bisogna fermarsi un attimo per capire cosa fare'' perche' in questo campo ''non si possono fare scelte non condivise da tutti ma fare scelte condivise da chi vede installati sul proprio territorio delle centrali''.
Parole pronunciate nel corso dell'inaugurazione del collegamento elettrico tra la Sardegna e la costa laziale, in un luogo, Borgo Sabotino, significativo per la storia nucleare italiana. A pochi metri da dove ha parlato Romani sorge la prima centrale atomica italiana, quella costruita tra il 1958 e il 1962 dall'Eni, ancora in fase di decommissioning dopo la fermata seguita al referendum del 1987.
Se la frenata del governo sara' una pietra tombale sul nucleare in Italia si vedra'. Gli investimenti non sono ancora partiti, i siti non sono stati individuati, e l'Agenzia per la Sicurezza non ha ancora una sede. Per Romani e' ''fuori tempo e inapproriato'' discutere oggi di un eventuale stop definitivo al programma italiano. Ma e' inevitabile chiedersi se in questo settore anche da parte del governo ''emotivita''' non faccia rima con consenso politico.
fgl/rf/ss
giovedì, marzo 17, 2011
16:47 - Nucleare: Governo Tira Il Freno Tra Emotivita' E Consenso
via asca.it
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